Partenio. Nella natura selvaggia dei boschi
Uno sguardo veloce al meteo, uno zaino carico di essenzialità e una macchina che dalla città ci conduce alle porte di una nuova avventura. La decisione finale sulla destinazione che avremmo avuto quel sabato mattina fu presa in pochi istanti, spinti dal desiderio di immergerci in un nuovo territorio ancora tutto da scoprire e dal solito bisogno di fuga dalla routine.
Il mattino non si presentò nel migliore dei modi. Alcune nubi dense erano già gonfie ancor prima di partire, e man mano che avanzavamo verso i territori cardini, sulla linea di frontiera che separa il territorio beneventano da quello avellinese, quelle stesse nubi andavano moltiplicandosi. Era possibile toccare con mano la fitta nebbia che trasudava dai boschi e risaliva lungo i pendii settentrionali del massiccio del Partenio. Un massiccio di oltre 50 km che si estende da ovest ad est, collegando i comuni di San Felice a Cancello e quello di Montevergine, e le province di Caserta, Benevento, Avellino e Napoli. Arrivati nei pressi del rifugio e area WWF “Acqua delle vene”, parcheggiammo l’auto e preparammo l’attrezzatura necessaria al nostro trekking.
Un territorio nuovo richiede la giusta dose di curiosità per esser esplorato e così, caricati dalla voglia di immergerci tra i boschi del Partenio, imboccammo subito il sentiero che costeggia la strada montana che si inerpica fino agli sfasci di una vecchia centrale della compagnia telefonica, posta su una spalla del massiccio dal quale partiva a sua volta la lunga cresta che ci avrebbe condotti in vetta.
Bastarono i primi passi a regalarci l’impatto crudo con la nuova montagna. Una fitta pioggia autunnale (qui una guida su come affrontare la pioggia durante il trekking)iniziò infatti a cadere inzuppandoci completamente, senza tuttavia spegnere la carica di entusiasmo che ci attraversava da capo a piedi. Mentre attraversavamo il bosco di faggi la nebbia andava infittendosi con cattiveria, limitando la nostra vista a non più di una ventina di metri davanti ai nostri nasi, creando un sottile strato di rugiada sulle nostre barbe. Occorreva già rimettersi alle volontà del Partenio e seguire le sue tracce naso a terra, con passo certo e cuore deciso.
Dopo circa mezzora lasciammo la strada asfaltata alla nostra destra e puntammo dritti alla risalita verso la Toppa Riviezzo, oltre i 1400 slm, dove ci aspettava un sentiero morbido, caratterizzato da dolci sali e scendi che attraversavano la lunga cresta su entrambi i versanti resi identici dall’impossibilità di scrutare l’orizzonte a causa della fitta vegetazione e dalle nebbie sempre più intense che risalivano a sud soffiate dai venti della corrente del Golfo di Napoli. Lungo quel sentiero, procedendo per qualche chilometro, giungemmo alla vecchia centrale della Telecom, impietriti dal cimitero di lamiere e cemento che trovammo davanti ai nostri occhi. Un cesso disgustoso nel mezzo della splendida e mistica faggeta del Parco del Partenio. Ci fermammo qualche istante per esplorare al suo interno ciò che il tempo e l’uomo hanno lasciato, a discapito della bellezza. Fu quella l’occasione per un caffè caldo da prendere insieme in un momento di tregua dal vento che non aveva mai smesso di soffiare.
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Non indugiammo oltre, e ci rimettemmo subito in marcia lungo il sentiero che attraversava la cresta del massiccio, scavallando una volta sul versante meridionale, un’altra su quello settentrionale, avvolti da un’atmosfera ovattata dalla fitta nebbia intorno a noi. Mentre avanzavamo non riuscivamo a trattenere la felicità di ritrovarci su piste impervie, dove la vegetazione assumeva contorni distorti da una crescita esposta a venti selvaggi che hanno plasmato la forma degli alberi. Vivi e dotati della capacità d’assorbire ogni luce che riusciva a filtrare attraverso le maglie del bosco.
Ancora pochi saliscendi e ci ritrovammo in cima ai monti di Avella, sul picco massimo del Partenio a 1598 metri sul livello del mare, felici di esser giunti fin qui insieme nonostante un meteo non sempre amico. Facemmo appena due scatti alla vetta per poi discendere di qualche decina di metri, in uno spazio riparato dal vento, per poter mangiare un panino e riprendere le energie necessarie alla discesa. Con noi c’era anche Asia e ne approfittammo per darle il giusto tributo della compagnia mai mancata in oltre 4 anni di trekking insieme.
Fu proprio durante il pasto che, dalla nebbia fitta che attraversava le alte quote del Partenio, apparve Michele, presidente del gruppo Cervinara Trekking e delle operazioni di Fototrappolaggio della fauna sul Partenio. Un incontro tra realtà e spiriti affini, mossi da una passione comune per la montagna che non è sempre spiegabile a parole, ma è altrettanto capace di spingere i cuori più impavidi a muoversi a piedi tra i boschi. L’occasione di presentarci e conoscerci siamo certi che si tradurrà in un rafforzamento per noi piccole realtà del territorio che cerchiamo di trasmettere questo spirito attraverso l’azione pratica di amore per la Natura.
In cima, firmato il libro di vetta ci prendemmo giusto un momento per goderci tutta la vitalità del Partenio ed ebbi la possibilità di appuntare nuovamente alcuni pensieri sul mio taccuino prima della discesa.
“I rapporti umani sono la più grande ricchezza che possediamo, ma allo stesso tempo possono diventare catene dalle quali occorre liberarsi. Il giudizio degli altri è spesso un vincolo che frena il cuore ed il pensiero, impedendoci di proseguire il nostro cammino in questa vita. Sii umile, affronta le difficoltà e gli ostacoli con cuore sereno, accettando le sconfitte consapevole di poterne fare esperienza e trai da esse la stessa gioia che esplode con le vittorie. Ogni errore è un’occasione di crescita.
Agisci, muoviti, non startene con le mani in mano. Nella vita bisogna imparare a fluire con lo sviluppo degli eventi. A volte affidandoti al caso. Altre volte, affidandoti alle tue idee e alle tue intuizioni.
Abbiamo un’energia dentro potente e allo stesso tempo celata sul lato oscuro del cuore. Una forza ed una vitalità innata pronta ad esplodere e a darti la possibilità di conquistare qualsiasi obiettivo. Tutta questa energia non aspetta altro che te. Esplora te stesso e, una volta trovata, non lasciarla scappare. Afferrala e lascia che ti invada. Questa forza è l’unica capace di realizzare grandi opere, anche se ti trovi sul sentiero più impervio della vita.
Tutto dipende da te. Vivi con positività il tuo rapporto con gli altri, con il mondo e soprattutto con te stesso. Rispetta l’uomo, la natura e il mondo animale. Interagisci con le loro forze e con lo spirito della Terra, unica vera Madre e fonte di vitalità. Non invidiare le gioie altrui e non scappare davanti alle sfide o alla solitudine, ma affronta tutto con coraggio senza il timore di dire chi sei. Chiedi a te stesso ogni giorno se stai facendo del tuo meglio per scrivere la tua storia, e scardina le serrature che imprigionano il tuo pensiero. Sogna e osa con tutta l’energia che hai dentro. Fai battere il cuore con le tue passioni e trasformale nella missione della tua vita. Trasformale nella tua casa.”
Ci rimettemmo così in cammino lungo la cresta attraversando il sentiero lungo gli stessi passi battuti poche decine di minuti prima. Intercettata nuovamente l’asfaltata proseguimmo per alcuni tornanti prima di lanciarci in una corsa free ride all’interno della grande faggeta, su un tappeto di foglie che i colori caldi del rosso e delle sfumature di arancio sembravano incendiare. Quando infine fummo nuovamente alla macchina, rendemmo grazie alla montagna ed al Partenio per averci accorto e regalato quelle emozioni.