Per chi è in Campania, ed è alla ricerca di un’oasi naturale unica al mondo, è vivamente consigliata una visita alla Cipresseta di Fontegreca. Fu questo quello che pensammo anche noi quella domenica mattina, vedendo il cielo limpido e volendo scegliere dove andare a scattare qualche fotografia in natura.
A circa 60 km dal centro di Caserta, raggiungibile in auto in un’ora circa, alle pendici occidentali del Parco Regionale del Matese, si trova la piccola cittadina di Fontegreca. Un Comune della Provincia di Caserta che oggi conta all’incirca 1000 abitanti, la cui storia è risalente all’epoca Osco-Sannita, durante la quale gli abitanti della vicina Gallo Matese, sfruttavano il già ricco bosco ceduo. Il piccolo borgo non cela al suo interno le tracce ed i passaggi delle tante popolazioni che con il tempo hanno dominato l’Alto Casertano. Sono infatti rintracciabili le impronte lasciate dai feudi Longobardi e Normanni, dai Baroni di Prata Sannita, nonché dai tedeschi che, durante la Seconda Guerra Mondiale, costrinsero l’intera popolazione a fuggire sulle montagne, prima di poter rientrare nel 1945 grazie all’intervento degli Alleati.
Fontegreca e la sua cipresseta si stagliano sulla la gola della Montagna dei Cipressi, in posizione arroccata e difensiva, ma soprattutto immersa nell’incantato paesaggio naturale che, dalla vallata del fiume Sava si estende lungo tutto il Bosco degli Zappini; un’area di oltre 60 ettari di cipresseta naturale ed in continua espansione da oltre cinque secoli.
Il Bosco degli Zappini negli anni ha stuzzicato l’interesse di numerosi turisti, giunti da tutta Europa e non solo, ma soprattutto ha spinto studenti e ricercatori biologici, ad interessarsi alla vita biologica presente nel bosco. Tra le realtà che tutt’ora stanno contribuendo a tutelare il patrimonio naturale, vi è anche l’Istituto per la Protezione delle Piante del CNR, accorso a studiare le proprietà e la struttura di un’oasi naturale unica non solo in Italia, dove i Cipressi Horizontalis sono stati devastati dal cancro della corteccia, ma in tutta l’Europa stessa. La pianta infatti, tipica delle regioni turco elleniche, ha sempre trovato anche in Italia terreno adatto allo sviluppo fitogenetico, prima di contrarre però la patologia che ha compromesso circa il 50% della specie presente sul territorio nazionale.
Dopo aver attraversato i vicoli medievali della piccola cittadina, proseguiamo in direzione del cimitero vecchio, lungo una vecchia stradina in pietra che sulla destra affaccia lungo tutto il corso del Sava, sino a giungere nei pressi della suggestiva cappella della Madonna dei Cipressi, risalente al 1300, che appare quasi come un avamposto di guardia del Bosco degli Zappini. Da qui si prosegue poi attraverso un sentiero che, dopo una tutt’altro che impegnativa salita, conduce ad un’oasi naturale immersa nel verde e caratterizzata da ponti, cascate, piscine naturali, torrenti e aree picnic, raccolte in un bosco che oltre ai tantissimi Cipressi, conta anche specie di Carpino bianco e Roverella. La Cipresseta dunque si presenta agli occhi di chiunque come un quadro impressionista, caratterizzato dai colori forti e dai suoni vivi della foresta e della vita che c’è al suo interno, in cui ancora oggi si riscontrano importanti presenze faunistiche di grandi rapaci e mammiferi.
L’ingresso da qualche anno è diventato a pagamento, una piccola quota simbolica che contribuisce a rafforzare l’economia povera di un piccolo borgo che fa della sua natura la sua vera ricchezza. Con 3€ siamo dentro e possiamo finalmente passeggiare, lungo un percorso ben segnato, attraverso il bosco, passando per piccoli ponti in legno che attraversano da una parte all’altra il corso del fiume Sava.
Colori, luci e ombre contribuiscono a rendere grazia ad un luogo lontano da ogni immaginazione, ma che dal 1500 non ha smesso di crescere, sino a contare oggi, circa 4000 cipressi per ettaro. Il percorso attraversa la parte più a valle del corso delle acque, ma con un po’ di pratica ed allenamento, sarà ulteriormente possibile proseguire attraverso il bosco, che inizia a risalire la gola calcarea dai profili più che ripidi, sino a giungere al punto estremo in cui, da sotto una roccia, sgorgano violente le acque del Sava, in un ambiente ora davvero selvaggio. Non ci lasciamo perdere l’occasione e ci lanciamo subito alla ricerca della sorgente delle acque.
Ripercorrendo il sentiero a ritroso, infine, torniamo in circa 20 minuti, sul percorso originario e ben tracciato, dal quale è possibile tornare nuovamente alle cascate, situate all’ingresso della Cipresseta, per uno spuntino preso in paese, a causa dell’assenza totale di punti vendita all’interno dell’oasi. Dopo un lungo ed ultimo sguardo alle meraviglie naturali del Bosco degli Zappini e al borgo di Fontegreca, ci rimettiamo in macchina ed in un baleno siamo già sulla via del ritorno, ben più ricchi di quando eravamo partiti in mattinata.