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Avventura On the Road: Croazia e Slovenia in Van

Ci sono viaggi che nascono dall’esigenza di staccare la spina, e poi ci sono quelli che, sin dall’inizio, senti che lasceranno un segno profondo nella tua vita.

Il nostro viaggio on the road, partito a luglio di quest’anno, rientra senza dubbio in questa seconda categoria. Con Maria e Gilbert, il Wolkswagen T6 camperizzato trovato su Yescapa,  ci siamo lanciati alla scoperta di terre nuove e sconosciute, in un percorso che ha attraversato la regione istriana in Croazia e la Slovenia, per poi concludersi con un morbido ritorno tra le montagne e i fiumi del Friuli e del Veneto, dalla Carnia alle Dolomiti seguendo lo scorrere del Tagliamento.

La Costa Istriana: Storia, Tradizione e Natura Selvaggia

La nostra avventura è iniziata a Savudrija, la località più occidentale dell’Istria, celebre per il suo antico faro, il più antico dell’Adriatico, costruito nel 1818 sotto l’Impero Austro-Ungarico. La prima notte, trascorsa sotto un temporale all’interno del van, ha aggiunto un tocco di avventura all’inizio del nostro viaggio, con il suono delle onde che si infrangevano sul molo poco distante e i fulmini che illuminavano il cielo.

Da Savudrija, dopo una notte tranquilla, ci siamo spostati verso Lovrečica, un piccolo villaggio costiero noto per la sua la tranquillità che ci ha permesso di immergerci nel paesaggio circostante. Proseguendo, abbiamo raggiunto Parenzo (Poreč), una città con oltre duemila anni di storia che racconta le vicende bizantine di questa antica colonia romana. Passeggiando tra le stradine acciottolate del centro storico, ci siamo lasciati affascinare dai resti dell’antico foro romano e dall’architettura veneziana che caratterizza questa città. Il nostro viaggio lungo la costa ci ha condotto così al canale di Leme,  un piccolo fiordo nella baia di Kanfanar, una spettacolare insenatura che si estende per 10 km nell’entroterra. Qui, abbiamo pranzato da Tony Oyster Shak, ingurgitando  ostriche freschissime su una piattaforma in legno sospesa sul mare, accompagnate da un bicchiere di vino bianco italiano, immersi in un paesaggio naturale di rara bellezza. La fitta vegetazione che circonda il canale di Leme, la piccola piattaforma in legno, e l’acqua che rifletteva ogni sfumatura di colore dava all’atmosfera un tono esotico, lontano dalle immagini dei paesaggi dolomitici che abbiamo fatto nostri nel tempo.

La tappa successiva è stata la baia di Bale, dove l’insediamento di Kalandra ci ha accolti con un caffè sul mare. Bale è un borgo medievale con una fitta pineta che separa la baia in sassi dalle strade del centro. Guidando attraverso le strade secondarie abbiamo trovato un accesso al mare isolato ed è stato proprio lì che abbiamo deciso di fermare il nostro van e rallentare il tempo. Infine, siamo giunti a Pola (Pula), la città più grande dell’Istria, famosa per il suo imponente anfiteatro romano, uno dei meglio conservati al mondo, costruito tra il 27 a.C. e il 68 d.C. per ospitare i combattimenti dei gladiatori. Anche qui raggiungemmo le porte del mare in direzione Premantura, ingresso del Parco Naturale di Kamenjak, all’estremo sud della penisola istriana, noto per le sue spettacolari scogliere e acque cristalline.

Dalla Croazia alla Slovenia: Attraverso il Cuore Verde dell’Europa

Dopo quattro giorni di esplorazioni lungo la costa istriana, ci siamo diretti verso l’interno della Croazia, risalendo lungo stradine interne che ci hanno condotto attraverso paesaggi rurali e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Strade, persone, vigneti e oliveti sparsi a macchia, tutto ricorda l’Italia. Eppure avanzando oltre Caporetto, abbiamo potuto assistere alla mutazione di quello stesso paesaggio che mutava verso forme pre alpine. L’odore nell’aria dava ragione ai nostri pensieri. Dal van vedevamo come i contadini iniziassero a falciare i campi prima delle piogge in arrivo, ciclisti in bikepacking, auto con canoe sul tetto, escursionisti con zaini più grandi di loro, a testimoniare la vocazione di questa terra verso l’aria aperta.

Raggiunta Lubiana (Ljubljana), la capitale slovena, ci siamo lasciati conquistare dal suo fascino fiabesco, con il Castello di Lubiana che domina la città dall’alto di una collina, e il fiume Ljubljanica che attraversa il centro storico, costeggiato da caffè e barche che scivolano dolcemente sull’acqua.  Il viaggio è proseguito verso i laghi di Bled e Bohinj, nel cuore del Parco Nazionale del Triglav, ovvero del Tricorno, un monte a tre teste sacro per gli sloveni che è divenuto simbolo della loro diversità slava. Qui, ogni angolo sembra fiabesco, e la pace che si respira invita alla contemplazione. Bohinj, il lago alpino più grande della Slovenia, con la sua natura selvaggia e intatta, un luogo ideale per fare trekking, immersi nel silenzio e nella bellezza incontaminata del Triglav.

Il Rientro in Italia: Tradizioni e Paesaggi che Ammaliano

Quella sera pioveva, e forse fu proprio per il cielo grigio, o per il vento che si andava rinforzando, che avevamo deciso di rientrare in Italia dal confine a nord di Tarvisio, una cittadina alpina ai piedi delle Alpi Giulie, nella valle che separa Drava e Sava, i due fiumi che riempiono le acque del Danubio, che si caricano d’acqua tra le Alpi e l’Adriatico per sfociare nel Mar Nero. Quella porzione di terra, fatta di splendide valli quasi abbandonate e cime impervie come quelle delle Giulie, non è solo il quadro di una bellezza pura, ma bensì il teatro di morte di una guerra di trincea che ha spazzato via più di una generazione di giovani ignari della sorte che stava per toccarli. Quando questi posti si svuoteranno completamente, per lasciare spazio a camere in affitto per turisti di passaggio, cosa resterà della memoria storica? Cosa resterà della tomba degli italiani?

Eravamo in un crocevia di culture. Italiane, slovene, austriache, slave, pannoniche.

Qui, abbiamo seguito il corso del Tagliamento, un fiume dalle acque limpide. La sua vasta distesa di ghiaia è talmente estesa da poter essere osservata persino dai satelliti, delineando un corridoio naturale essenziale per le specie migratorie. Un fiume selvaggio, l’ultimo in Italia, che attraversa il Friuli. Lo abbiamo seguito guidando fino al centro della Carnia, una regione ricca di tradizioni, famosa per i suoi paesini di montagna e i suoi abitanti anarchici.

Una tappa obbligata è stata San Daniele del Friuli, conosciuta in tutto il mondo per il suo prosciutto che abbiamo divorato in una delle tante osterie del centro storico. Questo borgo, con le sue vie lastricate e le chiese affrescate, conserva ancora l’atmosfera di un tempo. Proseguendo verso il Veneto, siamo infine giunti al Lago di Santa Croce, situato ad Alpago (BL), una perla incastonata tra le Dolomiti Bellunesi. Qui, abbiamo trovato un rifugio perfetto per riposarci dopo giorni intensi di viaggio, con la bellezza delle montagne che si riflettevano nelle acque del lago e la luce del tramonto che dava estasi a tutta la strada fatta in quei giorni.

Il Fascino della Vanlife: Libertà e Scoperta

La vanlife sperimentata ci ha permesso di scoprire non solo luoghi mozzafiato, ma anche una parte di noi stessi che spesso resta nascosta nella routine quotidiana. Abbiamo imparato che ogni strada percorsa, ogni bivio e ogni sosta non sono altro che capitoli di un libro che scriviamo con ogni chilometro. Non è solo la destinazione che conta, ma il viaggio stesso, con le sue sfide, le sue scoperte e i momenti inaspettati che ci regalano emozioni uniche.

Il viaggio lento ci ha insegnato a rallentare, a osservare e a immergerci davvero nei luoghi che abbiamo attraversato. Ogni sosta, ogni alba vista dal finestrino del van, ogni conversazione con le persone incontrate lungo il cammino ci ha permesso di vivere intensamente ogni singolo momento. La lentezza non è solo un ritmo diverso, è un modo di essere presenti, di assaporare ogni dettaglio, di fare spazio dentro di noi per accogliere nuove sensazioni e riflessioni.

E così, mentre ci lasciavamo alle spalle il Lago di Santa Croce e le Dolomiti, con il sole che lentamente si nascondeva dietro le montagne, abbiamo capito che la vera ricchezza non è solo nei luoghi che visitiamo, ma in come quei luoghi ci trasformano. Il mondo è vasto e la strada davanti a noi è infinita. Non importa dove andremo o quanto lontano ci spingeremo; l’importante è continuare a esplorare, a scoprire e a vivere ogni istante con la stessa curiosità e passione che ci ha spinti a partire.

Perché, alla fine, la strada è molto più di un semplice percorso: è un invito a perdersi per ritrovarsi, a scoprire che la vera libertà non si trova nella meta, ma nel cammino stesso. Come ci insegna Kerouac, la strada è una maestra severa ma generosa, che ci spinge a sfidare i nostri limiti, a vivere il presente con intensità e a cercare risposte nei luoghi più remoti del nostro essere. E  la lentezza del viaggio è la chiave per riscoprire la connessione profonda con la natura e con noi stessi, per comprendere che la felicità autentica non si trova nelle cose, ma nelle esperienze vissute a cuore aperto, lungo una strada che ci chiama a essere vivi, davvero vivi.

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